lunedì 31 ottobre 2011

CANDY APPLES


La notte tra il 31 ottobre ed il 1° novembre si festeggia  Halloween, la vigilia della festa di Ognissanti. Infatti “Halloween” deriva dalla parola medievale britannica, poi contratta, “All Hallows’ Eve” che significa appunto la viglia di tutti i santi. È una festa d’origine celtica, nata circa 2,000 anni fa. I Celtici credevano che in questo giorno gli spiriti malvagi dei morti tornassero tra i vivi e, per spaventarli,si vestivano da streghe, fantasmi, scheletri, zombi, ecc.
È usanza che i bambini, travestiti da streghe, fantasmi e scheletri, bussino alle porte dei vicini esclamando: “trick-or-treat!” (dolcetto o scherzetto, cioè o mi dai qualcosa o ti faccio uno scherzetto). Per allontanare la sfortuna, inoltre, bisogna bussare a 13 porte diverse!
Fu la massiccia immigrazione degli irlandesi e degli scozzesi a portare la tradizione di Halloween in Canada.



CANDY  APPLES
Mele caramellate

Ingredienti:  8 mele
460 g zucchero
140 ml light corn syrup*
190 ml acqua
¼ cucchiaino cannella in polvere
1 cucchiaino estratto di vaniglia
¾ cucchiaino colorante alimentare rosso (optional)

Sistemate la base su cui sistemerete le mele caramellate. Foderate un vasoio con carta d’allumnio precedente imburrato.
Pulite le mele con acqua calda e sapone per piatti (per togliere la patina cerata che danno alle mele commercializzate). Togliete il picciolo ed inserite bastoncini lunghi per circa 1-2 cm al centro della calotta della mela ed metettele in frigo.
Preparate il caramello. Mettete in una casseruola lo zucchero, l’acqua, il corn syrup, la cannella e la  vaniglia. Mescolate e portate su fiamma medio-alta continuando a mescolare per dissolvere lo zucchero. Tenete vicino un bicchiere d’acqua calda con un pennello per ungere i lati della pentola durante la cottura, così che il caramello non tenderà alla cristillizazione. Ogni tanto spazzolate con l’acqua i lati della pentola nei primi 20 minuti di cottura. Quando il composto inizia a bollire abbassate a  fiamma medio-bassa e NON MESCOLATE più. Fate bollire per circa 25 minuti affinche la temperatura raggiunga 140°. Aggiungete il colorante alimentare e mescolate velocemente. Immergete per pochi secondi la pentola in acqua fredda per fermare l’ebollizione. Togliete dall’acqua fredda ed aspettate che scompaiano le bolliccine, circa 3 minuti. Inclinate leggermente la pentola ed immergete le mele facendo un movimento rotatorio per coprire la superficie con lo sciroppo e disponetele sul vasoio. Procedete in modo spedito.
Lasciate raffreddare le mele caramellate a temperatura ambiente. Se l’ambiente è molto umido ponetele in frigo. Conservate in frigo .

HAPPY HALLOWEEN !!!

*potete fare il "corn syrup" in casa: visionate barra menù “Ingredienti produrli e sostituirli” alla homepage


servizio fotografico: Stefano Vensi

sabato 29 ottobre 2011

INCONTRI KARMICI (PARTE II)


UN INCONTRO SCRITTO NEL DESTINO
L’incontro con un’anima amata è sempre predestinato. È scritto nel destino così come nelle stelle e non avviene mai per pura casualità. Ciò che è raro non è tanto l’incontro (come si potrebbe credere) quanto il riconoscimento reciproco e la capacità di vivere questa esperienza serenamente. Che cosa ci impedisce di riconoscerci? Noi stessi. Le nostre paure. E soprattutto ciò che di noi rifiutiamo. Ecco perché il viaggio alla ricerca dell’altro è soprattutto un viaggio alla ricerca di noi stessi, al recupero di quelle parti di noi meno amate che ci rendono difficile vivere pienamente una qualsiasi esperienza d’amore. Come dicono i coniugi Hendrix dal  libro “ Conscious loving”(“Amore consapevole”):

 “l’amore ha una forza potentissima. Se non sappiamo come usare questa forza, cadiamo facilmente vittima delle sue potentissime distorsioni dolorose. È la resistenza all’amore che causa problemi, non l’amore in sé. L’amore ha una luce fortissima e quando ci investe illumina anche le nostre parti oscure. Porta in superficie aspetti di noi che stiamo disperatamente cercando di tenere nascosti. Quando questi emergono nell’incontro e nel rapporto, spesso facciamo muro ed accusiamo l’altro e l’amore di essere causa dei nostri mali”.
Non c’è bisogno di credere al concetto di anime gemelle o compagne per lavorare su noi stessi: tutte le psicoterapie che aiutano l’individuo a relazionarsi con gli altri portano avanti gli identici concetti di accettazione amorevole di sé. Come sostiene la psicoterapia della Gestalt: “ Il paradosso del cambiamento è che per poter cambiare bisogna prima accettarsi per come si è”.
Se noi per primi rifiutiamo noi stessi, come possiamo pensare che gli altri ci accetteranno? In realtà, quei modi di essere (apparentemente) sbagliati stanno tentando di portare un equilibrio nella nostra vita; forse stanno lì per difenderci, o per renderci meno vulnerabili, o per farci funzionare bene nella società e, per quanto incredibile possa sembrare, stanno cercando di aiutarci.
Nel tentativo di colmare un nostro bisogno, vengono però attuate dinamiche che non sono quelle giuste e che spesso ci arrecano dolore o frustrazione impedendoci di dare e ricevere amore. Accettare quei modi di essere vuol dire, allora, porsi in ascolto di noi stessi ed entrare in contatto con il bisogno che ne è alla base. Ascoltandoci possiamo capire quale bisogno stiamo cercando di colmare e ci predisponiamo a trovare un modo nuovo per soddisfarlo. È importante allora ricordare che ogni atto d’ascolto è prima di tutto un atto d’amore. Soltanto imparando ad ascoltare noi stessi e a conoscerci possiamo veramente ascoltare l’altro e ri-conoscerlo. Ogni atto d’amore rivolto a noi stessi è un atto d’amore che facciamo all’altro. È qui che iniziamo ad incontrarlo prima ancora di averlo incontrato davvero.


                  Photo courtesy: London  Raquel    http://www.flickr.com/photos/rlurama/

L’INCONTRO IMPOSSIBILE


Non c’è dubbio: l’incontro con un’anima amata è sempre predestinato. L'anima, prima di incarnarsi, prevede il giorno e il luogo di tutti gli incontri importanti, ma lascia al proprio libero arbitrio come reagirà a quell'incontro e che cosa ne farà nella propria vita. E' questo il rapporto tra libero arbitrio e predestinazione.
 È scritto nel destino e non avviene mai per pura casualità. Ciò che è raro non è tanto l’incontro quanto il riconoscimento reciproco e la capacità di vivere questa esperienza serenamente. Che cosa ci impedisce di riconoscerci? Noi stessi. Le nostre paure. E soprattutto ciò che di noi rifiutiamo. Ecco perché il viaggio alla ricerca dell’altro è soprattutto un viaggio alla ricerca di noi stessi, al recupero di quelle parti di noi meno amate che ci rendono difficile vivere pienamente una qualsiasi esperienza d’amore.
Prendiamo in considerazione un tipo di sofferenza specifica: la sofferenza di chi ha un incontro d'amore fortissimo (quasi fatale), un contatto o in qualche modo sessuale o una breve relazione, e poi d'improvviso vede l'altro allontanarsi e rifiutare la relazione.
Questo tipo di incontro è sempre caratterizzato:
- da un iniziale forte impatto emotivo quasi istantaneo (le due persone hanno la sensazione di conoscersi da sempre): si può parlare di colpo di fulmine, o di amore a prima vista o di forte attrazione;
- da una forte reciprocità del sentire (non è mai uno solo che prova qualcosa)
- da una relazione: a volte sessuale, a volte quasi sessuale, altre volte solo emotiva
- da un brusco allontanamento dell'altro
- dalla disperazione (apparentemente senza motivo) di chi vede l'altro allontanarsi
- dalla non accettazione di chi vede l'altro allontanarsi ("se è quello che abbiamo vissuto era vero, perché sta finendo?")
- dai tentativi di riportare l'altro a sé
- dall'impossibilità di riportare l'altro a sé nelle modalità iniziali (l'altro forse è disposto ad accettare la nostra amicizia, ma si sottrae a una relazione d'amore o sessuale)
                 Photo courtsey: Felipe Daniel Ries/sxc.hu

Ma perché accadono incontri del genere e che significato hanno?
Naturalmente ogni generalizzazione è limitante, ma molto spesso (se non sempre) la lezione implicita in questi è quella del "lasciar andare".
Che cosa significa?
Come abbiamo detto l'anima, nel suo piano di vita, prevede gli incontri importanti. Sì, sono incontri "antichi" che ritornano e tanto più è forte il sentire iniziale, tanto più è certa l'origine antica della relazione. Si tratta sempre in questo caso di incontri karmici, intentendo per karmici incontri già avvenuti in una vita passata.
Ora il riconoscimento è quasi inevitabile: due anime si rincontrano dopo molto tempo, quasi sempre hanno già vissuto un sentimento d'amore reciproco (a volte è stato un amore vissuto altre volte un amore ostacolato) e ora provano un fortissimo sentimento immediato, quasi inspiegabile. In questa vita, però, qualcosa non funziona perfettamente: pur nel sentimento reciproco, l'altro fa marcia indietro, a un certo punto nega di aver mai sentito qualcosa di profondo, forse fugge; di certo, impedisce che la relazione abbia luogo.

Perché? 
Perché malgrado la predestinazione dell'incontro per entrambi, esiste un libero arbitrio e un programma di vita individuale. 
Io posso avere un incontro d'amore, ma sta al mio libero arbitrio, alla mia scelta del qui e ora viverlo oppure rifiutarlo. Ebbene, la sofferenza enorme di chi vede l'altro allontanarsi sta nella non-accettazione dell'altrui volere, nella non-accettazione del fatto che l'anima che un tempo abbiamo amato stia scegliendo in questa vita di non entrare in relazione con noi.

                    Photo courtsey: Bob Charlton Light collector    http://www.flickr.com/photos/whitebeard

Perchè l'anima si rifiuta?
Due sono (di solito) le possibilità:
1. l'anima dell'altro ha fatto un percorso di consapevolezza diversa durante le incarnazioni individuali e ora il suo modo d'amare non è in risonanza con il nostro. L'anima, infatti, entra in contatto con un'altra sempre per effetto di risonanza (secondo la legge della fisica quantistica per cui "il simile attrae il simile"): ora potrebbe essere che il vecchio sentimento faccia da calamita (è lo stesso), ma poiché il modo di amare attuale è diverso, pian piano l'effetto calamita scompare; 
oppure, l'effetto calamita è dato dalla nostra parte ombra, cioè da quella parte non ancora illuminata dall'amore che è molto simile a quella dell'altro. Anche in questo caso però l'effetto calamita presto scompare perché evidentemente uno dei due sta cercando (nella propria esistenza) di illuminare proprio quella parte ombra che gli impediva d'amare e ora sta facendo dei passi in avanti che lo stanno portando a un grado più alto di risonanza d'amore. Per dirla in due parole: una delle due anime sta imparando o ha imparato ad amare di più e la sua luce è troppo forte per essere sostenuta dalla parte in ombra dell'altro che non è ancora in grado di sostenere quel grado d'amore.
2.l'anima dell'altro ha fatto un programma di vita diverso per questa attuale incarnazione, in cui l'incontro con noi è previsto (vi è comunque una grande lezione), ma non prevede una relazione con noi

In entrambi i casi la lezione per noi è quella del lasciar andare: ovvero, lasciare che l'anima dell'altro vada dove più desidera, perché la lezione più grande d'amore è sempre quella di lasciare libero colui/colei che si ama. Tanto più cerchiamo di far restare l'altro al nostro fianco (anche al di là della sua propria volontà) tanto più il nostro amore è egoistico: il nostro amore non è rivolto all'altro, ma al nostro stesso ego, alla nostra soddisfazione e non a uno scambio profondo che ci alimenta.
La legge del lasciar andare non dice che lasciando andare l'altro, questi se ne andrà: dice piuttosto che "lasciando l'altro libero di andare, questi potrà scegliere che direzione prendere e nulla gli impedisce di tornare verso di noi con una consapevolezza diversa". Anche perché, a livello di anima, noi siamo sempre uniti.
Il trattenere l'altro è, però, un non-amore: è per questo che spesso l'anima che sceglie un percorso di consapevolezza d'amore prima o poi incappa in questa prova così dolorosa. Non solo. L'ostinarsi a volere un amore impossibile (o divenuto tale) crea una sofferenza fortissima: non è l'amore impossibile che crea sofferenza, ma il nostro restarvi attaccati.
                    Photo courtesy: Bigbrowneyez             http://www.flickr.com/photos/bigbrowneyez/


ANIME RIUNITE PER UN COMPITO D’AMORE

Cosa succede quando due anime si riuniscono e realizzano il proprio amore? La risposta è quasi sempre la stessa: finiscono molto spesso per condividere un “compito d’amore” proiettato al di là della propria individualità e che si espande su tutti gli esseri umani.
In altre parole, l’esperienza dell’amore totale che avviene tra due anime non è mai frutto del caso: prima di riconoscere l’altro, l’anima ha percorso un lungo cammino in cui si è riconosciuta, imparando ad amare se stessa; ha confrontato le proprie paure, le proprie debolezze e ha imparato ad accogliersi e a nutrirsi come una madre farebbe con il proprio bambino. In questo contatto di amore profondo con se stessa, l’anima ha aperto le porte a un tipo di amore condivisibile solo con chi ha raggiunto un’identica consapevolezza e un identico senso d’amore per sé e per gli altri. Se due anime sono in grado di fare esperienza l’una dell’altra è perché hanno lavorato individualmente e con la stessa intensità verso la conoscenza e la sperimentazione dell’amore: quando il loro amore si fonde, dà vita a un amore più grande che si manifesta intorno coinvolgendo il mondo circostante.
                 Photo courtesy: Shunkoba    http://www.flickr.com/photos/shunkoba/

Fonti: Ekidiluce





domenica 23 ottobre 2011

PEANUT BUTTER COOKIES


Per chi ama le noccioline americane, ecco i PEANUT BUTTER COOKIES, riconoscibili dal loro disegno  simile ad una griglia. Questi biscotti sono facili da realizzare, ma sono soprattutto buonissimi!

Si dice che la “peanut butter” sia stata inventata nel 1884 da un Canadese, Marcellus Gilmore Edson, del Quebec. In realtà furono gli Incas i primi ad adoperare la “pasta di arachidi” come un burro da spalmare.
PEANUT BUTTER COOKIES
Biscotti alla pasta d’arachidi

Ingredienti: circa 50 biscotti
50 g burro 
150 g zucchero di canna
120 g zucchero
225 g pasta di arachidi*
1 uovo
1 bustina vanillina
2 cucchiai latte
210 g farina bianca 
¾  cucchiaio  bicarbonato di sodio
100 g arachidi (a piacere)

In una terrina lavorate il burro a pezzetti con i due tipi di zucchero finchè l'impasto risulterà cremoso. Aggiungetevi, sempre mescolando, la pasta di arachidi. Quando il composto sarà omogeneo, incorporate l’uovo, la vanillina, il latte e mescolate bene.

Aggiungete la farina, il sale ed il bicarbonato di sodio. Infine unite le arachidi ed amalgamate bene il tutto.

Formate delle piccole palline e disponetele ad una distanza di 4 cm l'una dall'altra su una placca da forno leggermente unta. Con i rebbi di una forchetta infarinata, schiacciate leggermente le palline creando un motivo incrociato sulla superficie. Infornate i biscotti a 180° per circa 18-20 minuti finchè saranno leggermente dorati e morbidi al tatto. Poi trasferiteli su una gratella a raffreddare.

*potete fare la "peanut butter" in casa: sana, veloce e buonissima (visionate barra menù “Ingredienti produrli e sostituirli” alla homepage)

servizio fotografico:Stefano Vensi

sabato 15 ottobre 2011

INCONTRI KARMICI (PARTE I)


Photo courtesy: Boston Bill    http://www.flickr.com/photos/8533266@N04

Nelle diverse vite noi incontriamo i nostri vecchi amici e nemici, quegli stessi con cui all’inizio dei tempi abbiamo deciso di condividere il nostro soggiorno sulla terra. Questi “compagni di viaggio” ci aiutano nell’evoluzione ed è attraverso  loro che abbiamo la possibilità di apprendere le lezioni più importanti.
La differenza tra anime gemelle e anime compagne è in realtà difficilissima da definire: alcune scuole di pensiero sostengono che queste ultime -al contrario delle anime gemelle- si ritrovino per svolgere determinati compiti terreni necessari all’evoluzione e che, a questo fine, si aiutino a vicenda. Le anime gemelle, invece, condividerebbero un ideale molto più metafisico e spirituale. Attendibili correnti spirituali  sostengono che l’anima non ha alcuna polarità femminile o maschile precostruita, poiché il mondo ultraterreno da cui proviene ha come suo principio l’unità indissolubile: la polarità femminile e maschile è frutto del piano terreno (il piano della dualità) e l’anima sceglie di immergersi in questo principio dualistico solo per fare esperienza sulla Terra. In realtà, l’anima conterrebbe in sé entrambi i principi, e scopo terreno di ciascun essere umano sarebbe quello di realizzare ciò che gli alchimisti chiamavano “matrimonio alchemico”: la perfetta fusione interiore del principio maschile e femminile. Non esisterebbe, allora, una perfetta anima gemella per ciascuno di noi, ma molteplici e amatissime anime compagne con cui procedere lungo il difficile cammino terreno e con le quali condividere gioie e dolori dell’essere umani.
Photo courtesy: Maxmaria    http://www.flickr.com/photos/maxmaria

AMORI CONTRASTATI
È luogo comune credere che l’incontro tra anime sia sempre caratterizzato da armonia immediata e da sensazioni celestiali. Nella realtà sembrerebbe non essere così. O, almeno, non sempre. E le ragioni sono diverse.
Per prima cosa, lo stato di confusione in cui viviamo ci impedisce di percepire sensazioni che hanno luogo a un livello sottilissimo: chi entra a contatto con un’anima (già) amata sente sempre nei suoi confronti un senso profondissimo e quasi commovente d’amore, ma raramente ne è cosciente.
Troppo preso da immagini e pensieri mentali un po’ più terra terra, il nostro io non riesce a sintonizzarsi su vibrazioni d’amore così pure: è come se chiedessimo al nostro orecchio di percepire una delicatissima musica nel mezzo di un frastuono da discoteca . Come potrebbe? E così, la sensazione c’è, ma viene perduta. Inoltre c’è un motivo più profondo: l’incontro tra anime presuppone sempre l’apprendimento di una grande lezione d’amore. E questo raramente avviene senza dolore, poiché il nostro vecchio io fa resistenza e non vuole imparare.
L’anima gemella (o compagna che sia) ha il primario compito di riportare noi a noi stessi attraverso prove e confronti che da tempo cerchiamo di evitare. Se si perde la strada, arrivare alla meta diventa più lungo e difficile: la nostra anima gemella è lì per indicarci il cammino, ma soprattutto per mostrarci dove abbiamo preso un sentiero sbagliato. Poiché l’anima sa (e sa sempre!), quando due anime amate si incontrano, entrambi hanno consapevolezza che il loro avvicinarsi porterà alla luce ferite nascoste e spesso dolorosissime che hanno bisogno di essere curate. Quindi, al contrario di quel che si pensa, la reazione dell’io potrebbe essere non solo quella di voler fuggire di fronte a una così grande prova, ma di fare resistenza anche per un lungo periodo dell’esistenza condivisa insieme.
Moltissimi e profondi amori tra anime sono contrastati e difficili: entrambi stanno re-imparando ad amare e questo, come spesso accade, implica la messa in discussione totale della propria vita e del proprio essere, anche a costo di sconvolgere totalmente l’apparente tranquillità finora vissuta. Quando però le due anime entrano in risonanza, l’amore e il rapporto che si sviluppa tra di loro è al di là delle parole: chi lo ha vissuto, sostiene di aver provato un senso di fusione e di amore così assoluti da non essere paragonabile a nulla di terreno.
Photo Coutesy: Denise Mayumi http://www.flickr.com/photos/denise_mayumi
LE RELAZIONI KARMICHE
C’è infine un’ultima tipologia di relazioni tra anime: quella che avviene tra anime che hanno un karma da bilanciare. Secondo la legge del karma, ogni azione “negativa” compiuta nei confronti di altri esseri umani ha bisogno di venire in qualche modo saldata in una vita successiva. Così, le anime che hanno un conto in sospeso, finiscono prima o poi per ritrovarsi insieme. In questo caso non si sono necessariamente accompagnate e amate anche in molte altre vite precedenti (a volte ne basta una sola): si ritrovano e tra di loro può nascere una storia d’amore che ha come fine il saldo di un antico debito. Questo tipo di relazione è molto comune e si riconosce perché, una volta conclusasi la storia, del sentimento originario non resta un granché.
Si tratta spesso di storie che apportano un certo grado di sofferenza, poiché il dolore inflitto da un’anima in un tempo lontano viene da questa subito nella vita attuale. Non si tratta di una punizione, come potrebbe sembrare, ma di una dura scuola di apprendimento: soltanto provando quello stesso dolore, l’anima prende coscienza di ciò che significhi soffrire e, quindi, di quanto crudele sia arrecare sofferenza. E questa, come ogni altra lezione, può essere appresa o rifiutata: le relazioni karmiche (come tutte le relazioni importanti) non ci insegnano qualcosa, ma ci danno semplicemente l’opportunità di apprendere. Sappiamo bene che la sofferenza può renderci più duri o più compassionevoli: come e se apprenderemo la lezione starà a noi. Se l’anima si rifiuta di imparare, verrà rimandata ad altro esame: ancora una volta, l’affrontarlo sarà inevitabile; il suo esito, invece, sarà nelle nostre mani.
Photo courtesy:   Margan Zajdowicz/ sxc.hu
Fonti:  Ekidiluce



lunedì 10 ottobre 2011

PUMPKIN PIE


Oggi, il secondo lunedì del mese di ottobre si celebra “Thanksgiving Day”, il giorno del Ringraziamento. Yes, è una giornata per “giving thanks” ossia per rendere un “ringraziamento”!

I canadesi celebrano questa festa  ufficialmente dal 1957. In realtà le sue origini risalgono ai tempi dei nativi indiani che ringraziavano per la generosità della stagione dei raccolti che terminava a fine autunno. Divenne poi consuetudine anche degli esploratori europei ringraziare per una buona sorte o semplicemente per avere superato delle difficoltà.

Simbolo di questo giorno è il “Horn of Plenty”, (corno d’abbondanza), rappresentato da una corno  stracolmo di verdure e frutta di stagione. Altri simboli sono la zucca, il mais e le noci.

Per i canadesi è una giornata non lavorativa  e si approfitta per fare un lungo weekend.
È abitudine comune ritrovarsi da parenti ed amici vicini e lontani: una vera e propria festa! Un pasto speciale è d’obbligo e sulle tavole non manca  mai un enorme  tacchino arrosto  e la crostata di zucca!!


PUMPKIN PIE
Crostata alla zucca

Ingredienti: diametro cm. 20
Pasta frolla:
300 g farina
90 g burro a pezzetti
100 g zucchero
scorza grattugiata di 1 limone
1 bustina vanillina
1 uovo + 1 tuorlo
2-3 cucchiai acqua ghiacciata


Ripieno:
480 g purè di zucca gialla
1 uovo intero
130 g zucchero di canna
3 cucchiai panna liquida
1 tuorlo
1 cucchiaino cannella in polvere
1 cucchiaino zenzero in polvere
½ cucchiaino chiodi di garofano in polvere
½ cucchiaino di noce moscata in polvere
½ cucchiaino sale

Guarnizione:
panna montata

Dapprima fate il pureè di zucca pulendo e tagliando a fette grosse la zucca. Poi avvolgete ogni fetta nel foglio d’alluminio e disponete sulla placca da forno. Infornate a 165° per circa un’ora o affinchè la polpa risulterà tenera. Togliete dal forno e rimuovete l’alluminio. Fate raffreddare. Poi pelate e ponete in un robot da cucina e frullate sino ad ottenere un composto cremoso. (Si possono surgelare le porzioni sino a 3 mesi).

Tagliate il burro con la farina usando due coltelli o con una mezzaluna (potete anche usare il robot da cucina) finchè l’impasto risulterà granuloso. Fate un pozzetto al centro ed incorporatevi lo zucchero, la scorza di limone grattugiata, la vanillina, l’uovo intero ed il tuorlo. Aggiungete l’acqua ed impastate velocemente  per circa 3 minuti. L'impasto deve essere liscio ma non elastico. Formate una palla e fatela risposare in frigorifero 30 minuti, avvolta con la pellicola trasparente.

Poi con il mattarello stendete la pasta in una sfoglia e disponetela in una teglia per crostate, leggermente imburrata.* Rifilate i bordi e rifinite con le dita gli orli. Mette la base in frigo coperta con una pellicola.

Nel frattempo preparate il ripieno. Sbattete leggermente l'uovo intero. Aggiungete lo zucchero e, sempre mescolando, incorporate la zucca, la panna liquida, il tuorlo e le varie spezie. Amalgamate, ma non troppo (altrimenti la superficie si spaccherà durante la cottura) finchè il composto sarà omogeneo.

Versate il ripieno sul fondo della sfoglia ed infornate a 170° per 45 minuti. Coprite con l’alluminio i bordi della crostata per non farli dorare troppo per i primi 20 minuti di cottura.
La crostata sarà pronta quando la farcia risulterà rafferma ai lati ma al centro ancora non del tutto  rassodata. Rimuovete dal forno la crostata e lasciatela raffreddare prima di tagliarla a fette. Servite guarnita con la panna montata. 

*Potete distribuire sulla base della sfoglia 20 g biscotti allo zenzero sbriciolati effettuando poi una leggera pressione. Questo permette che la base della crostata non diventi molliccia durante la cottura rimanendo invece biscottata.

servizio fotografico: Stefano Vensi


domenica 2 ottobre 2011

INDIAN SUMMER

Chelsea, Quebec       Photo courtesy: ben7va    www.flickr.com/photos/60573183@N00
In Canada le ultime due settimane di settembre e le prime due di ottobre sono note come “Indian Summer” ossia “estate indiana”. È un’espressione nata nel 1821 per descrivere paesaggi incandescenti che preannunciano l’inverno.
In questo periodo le immense distese di aceri si colorano di sfumature gialle, arance e marroni offrendo ai nostri occhi un panorama spettacolare. Il giallo delle foglie sfuma nell’arancio, sino a diventare rosso fuoco.
Quebec         Photo courtesy: Sibylle Roessler      http://www.flickr.com/photos/sibylleandthomas/
Questo scenario è presente solo per 15 giorni ed è un vero e proprio fenomeno climatico causato dallo sbalzo climatico tra le notti fredde (le prime gelate) e i pomeriggi miti (intorno ai 20°C).

Gatineau, Quebec       Photo courtesy: ben7va    www.flickr.com/photos/60573183@N00

Sembra un momento di dolce malinconia suggerito delle foglie che cadono e muoiono, ma ciò che in natura muore risorge per affermarsi. 

Photo courtesy: love_child_kyoto                   www.flickr.com/photos/7294954@N02

Si celebra così l’affermazione della volontà  nella metamorfosi di se stessi.