sabato 28 maggio 2011

LA CUISINE CANADESE




LA CUISINE CANADESE
un smorgasbord di sapori regionali


Il Canada è una terra enorme ed ogni regione offre prodotti peculiari creando svariate specialità regionali. Tuttavia la cuisine canadese deriva soprattutto dalle tradizioni culinarie delle diverse etnie che, nel tempo, hanno popolato il territorio. L’influenza maggiore è stata data dalle tradizioni culinarie degli  abitanti nativi e dagli Inuit, che hanno insegnato ai pionieri inglesi e francesi come coltivare e cucinare i prodotti autoctoni, aiutandoli tra l’altro a sopravvivere; ad esempio, il culto della frutta disidratata: alimento indispensabile durante i lunghi inverni.
La prima cuisine canadese, quindi, è stata quella dei nativi americani. Poi, nel 1600 arrivarono gli esploratori francesi e dettero un forte impatto alla tradizione culinaria. Con le ondate d’immigrazione del XIX e XX secolo arrivarono gli emigranti europei ed asiatici.  Benchè la cucina canadese differisca da regione a regione, rispecchia ancora oggi le sue origini.

(bannock breads)
Così, la cuisine canadese è caratterizzata da:
a)      la cuisine indigena che ha come ingredienti tipici: la selvaggina, il salmone, i frutti di bosco, il riso selvatico (che non è riso ma un’erba selvatica) e lo sciroppo d’acero; piatti tipici sono il bannock bread (pane fritto in padella introdotto nella cultura dei nativi dai cacciatori di pelli scozzesi), birch syrup (sciroppo di betulla), cornbread (pane di mais);

(wild rice)

b)     la cuisine franco-canadese che vede tra i  piatti/ingredienti  tipici: tourtière (torta salata di carni), oreilles de Christ (guanciale di maiale fritto nel lardo), poutine (patate fritte condite con formaggio e gravy), tarte à la farlouche (crostate di uva sultanina e melassa), svariati tipi di formaggi e prodotti di sciroppo d’acero;
   



(poutine)
c)      la cuisine anglo-canadese che vede tra i piatti/ingredienti  tipici: Yorkshire pudding (una pastella di pane cotta al forno), roast beef, arrosto di tacchino;
d)     la cuisine dei vari immigrati che vede tra i  piatti/ingredienti  tipici: i perogies (pasta ripiena di formaggio e carne) degli  ucraini nelle praterie, le bagels (pane bollito e poi cotto al forno) e la carne affumicata degli ebrei, lo spezzatino di carne dei russi immigrati nelle province dell’ovest, il ginger beef  dei cinesi.


(bagel)

     Cosa potreste trovare sulle tavole nelle varie province canadesi: cibi autenticamente canadesi  legati al territorio:
Territorio del Northwest, Yukon, Nunavut: bannock bread, birch syrup, whipped soapberry (un gelato indiano di mirtillo selavatico), wild rice cakes (tortine di riso selvatico), corn casseruole (gateaux di pane di mais ripieno), frypan fork bread (pane cotto con vari condimenti in padella), cornmeal pudding (budino di mais), maple fudge, wojape (a berry pudding), carni di foca;
British Columbia:  salmone&wild rice, nanaimo bars, formaggio di capra, raisin scones with clotted cream (piccole brioche semidolci), maple-glazed chicken breasts (petti di pollo glassati con sciroppo d’acero), flatbreads (pani senza lievito), ostriche, manila vongole;
Praterie: custarded pork tenderloin (filetti di maiale in salsa dolce), wild mushroom barley ragout (stufato di funghi, verdure ed orzo), summer vegetables (verdure saltate in padella), sakatoon pie (crostata di mirtilli Sakatoon), grani;
Alberta: carni suine, di manzo, di bisonte;
Manitoba: wild rice (coltivato anche nell’Ontario, Saskatechewan e Prince Edward Island), winnipeg goldeye, whitefish, lake trout (vari pesci da fiume);
Ontario: pancetta affumicata, latticini, vanilla pie, icewine, doughnuts (ciambelle fritte), stuffed quails (quaglie ripiene), frutta (tra cui fragole, mele e pesche), cheddar cheese, trote, sciroppo d’acero e nel Lago Erie il caviale di storione;
Quebec: crème caramel, onion soup (zuppa di cipolle), yellow pea soup (zuppa di piselli gialli), cipate (carni e verdure in casseruola), formaggio Oka, cheddar cheese, foie gras d’oie (ripieno a base di fegato d’oca), sciroppo d’acero, aceto di mele, miele, capaille (timballo di pasta sfoglia ripieno di carni di manzo, di maiale, di pollo, di tacchino, di coniglio);
Newfoundland: tortine di merluzzo e di foca, crostacei, pea soup with dumplings (zuppa di piselli con gnocchi);
East Coast: stufato irlandese di carne, fish chowders (zuppa di pesce), bangbellies (pancakes di molassa e strutto), toutons (pane fritto), molasses tarts (crostate di melassa), coffee cake, chocolate bread pudding (budino dio pane cotto nel forno), oat bread (pane d’avena), aragosta;
Nuova Scotia: molta pesca tra cui: aragoste, sgombro affumicato, ostriche belon;
New Brunswick: aguille, patate, dulse (un’alga rossa).

(fiddleheads)

     Nonostante la cucina canadese sia multi-etnica, il paese vanta specialità canadesi per i suoi ingredienti autoctoni: i “fiddleheads” della  Nuova Scotia, i saskatoon berries che crescono solo nelle praterie e nella British Columbia. Altri ingredienti “canadesi”  sono i mitili, carni di bisonte e di caribù, salmone, riso selvatico, lo sciroppo d’acero, vini, birra e formaggi localmente prodotti. Interessante dire che troverete ovunque il bagel (pane bollito e poi cotto al forno) ma non troverete ovunque alcune piatti  regionali degustabili solo in loco: per la capaille bisogna recarsi a Quebec.

(Canadian lobsters)


Sebbene si possa trovare in Canada qualsiasi stile e sapore etnico, non si parla di una cuisine di “melting pot” ma piuttosto di un “smorgasbord” e questo rende il paese gastronomicamente interessante.




(pancakes)
 E i dolci? I canadesi, oltre ad amare il cibo sano, i prodotti “home-grown” e “home-made” amano soprattutto i dolci. E’ ormai riconosciuto che i canadesi hanno un “sweet tooth”, un debole per i dolci. Sarà per questo che emblemi della pasticceria canadese sono, già in tempi remoti, il "beavertail" del Quebec, la"butter tart" dell’Ontario ed i "nanaimo bars" della British Columbia? Ma di questo ne parleremo dopo…………







Bibliografia:
Wikimedia, Cuisine of Canada
www.bellaonline.com, Canadian Food-Is there Such a Thing?
Canadian Cuisine a smorgasbord of regional flavours, GeorgePandi, For Canwest News ServiceNovember 18, 2008
www.theworldrecipebook.com- Canadian Cuisine
www.foodbycountry.com – Canada  French Canadians, Canadian Food, Canadian Cuisine
www.recipes.wikia.com Canadian Cuisine
www.ehow.com Canadian staple foods




 


lunedì 23 maggio 2011

VICTORIA SPONGE CAKE

Oggi, in Canada si celebra VICTORIA DAY!
VICTORIA DAY è il lunedì prima del 25 maggio ed è una festività nazionale per celebrare  il compleanno della Regina Vittoria,  che  nacque il 24 maggio 1819.
Victoria Day è detta anche May Long Weekend (lungo weekend di tre giorni) perché segna ufficiosamente  l’inizio della stagione estiva quando si semina nei campi e si dà inizio alle attività ricreative all’aperto. E per festeggiare non mancano le “parades” e fuochi d’artificio spettacolari specialmente a Vittoria in British Columbia e nel Ontario, luogo in cui nacque questa festa nel 1845 per divenire festa nazionale nel 1901.
La sponge cake era la torta preferita della Regina Vittoria (da cui il nome) durante l’ora del tè e quindi è diventa un must durante questa festa.
Torta semplicissima, morbida e leggera e…..multi centenaria.
VICTORIA SPONGE CAKE
Torta della Regina Vittoria

250 g farina
1 bustina lievito in polvere
250 burro a temperatura ambiente
250 g zucchero
2 bustine vanillina
5 uova

Farcitura
300 g confettura di fragole
200g panna
50 g zucchero a velo
1 bustina vanillina

In una terrina setacciate la farina e il lievito in polvere e mettete da parte. Montate il burro finchè sarà chiaro e cremoso. Se adoperate uno sbattitore elettrico saranno sufficienti tre minuti.

Aggiungetevi lo zucchero,  precedentemente setacciato e la vanillina. Mescolate ed unite le uova, precedente battute. Incorporate la farina ed il lievito.

Versate il composto in una tortiera dal diametro di 24 cm. Infornata a 180° e dopo 30 minuti di cottura abbassate la temperatura a 150° continuando la cottura  finchè inserito uno stuzzicadenti ne uscirà asciutto. Fate raffreddare su una gratella.

Per la farcitura  montate la panna con lo zucchero a velo precedentemente setacciato ed unite la vanillina. Tagliate la torta a metà e spalmate, generosamente,  uno dei dischi con la confettura di marmellata e l’altro disco con la farcitura di panna. Con grande garbo e velocità, nonché precisione, assemblate le due metà, preferibilmente con il disco della farcitura di marmellata sopra. Applicate una LEGGERA pressione. Tradizionalmente il disco con la marmellata è alla base della torta ma io preferisco assemblarlo sopra per l’effetto della “sbavatura”.
A questo punto procedete a spolverizzare la torta con lo zucchero a velo. La tradizionale Victoria Sponge Cake non va decorata o glassata! Tenete in frigo sino al momento di servire con il tè pomeridiano, of course.

È  una torta versatile perché si può farcire in svariati modi, dalla marmellata alle frutta fresca o con creme.

Servizio fotografico: Stefano Vensi

venerdì 20 maggio 2011

OATMEAL COOKIES

Un pensiero ai miei amici che si dicono stressati…..BISCOTTI AI FIOCCHI D’AVENA…ricchi di fosforo per pensare meglio, di calcio per reggersi meglio e di ferro per resistere meglio alle fatiche dei “daily doings”.
Squisitamente speziati, arrivarono nel Nuovo Mondo nel XVII secolo. Nascono da un errore culinario olandese. Dovevano essere piccole torte, ma per un errore d’ingredienti si presentarono come “koekje” che anglicanizzato divenne “cookie”.
OATMEAL COOKIES
Biscotti ai fiocchi d’avena
Ingredienti: per circa 50 biscotti                         
125 g burro                     
110 g zucchero di canna                       
80 g zucchero                                 
2 uova                                                    
1 bustina vanillina
1/2 cucchiaino di sale
140 g farina                                                       
¼  cucchiaino bicarbonato di sodio
1½ cucchiaino cannella in polvere
scorza grattugiata di 1 limone
210 g fiocchi d’avena                 
100 g frutta secca mista tritata grossolanamente

In una terrina montate il burro, tagliato a pezzetti, con i due tipi di zucchero sino ad ottenere una crema. Potete usare 100 ml olio di girasole al posto del burro.

Aggiungetevi l’uovo e  la vanillina e continuate a mescolare energeticamente.

Unite la farina, il bicarbonato di sodio ed il sale; poi unite la cannella, la scorza grattugiata di limone ed amalgamate bene.Incorporate i fiocchi d’avena ed infine la frutta secca.

Lavorate l’impasto con le mani finchè sarà omogeneo.

Poi disponete l'impasto a mucchietti, distanti tra loro, su una placca da forno leggermente unta.
Cuocete in forno pre-riscaldato a 180° per 15 – 20 minuti. Togliete la placca dal forno ed aspettate 5 minuti prima di trasferire i biscotti su una gratella a raffreddare.

Per conservare la loro croccantezza, non ammucchiate i biscotti finchè non saranno completamente raffreddati.

Servizio fotografico: Stefano Vensi

martedì 17 maggio 2011

YOGA DELLA NUTRIZIONE


“Il pasto è una cerimonia magica, grazie alla quale il nutrimento si deve trasformare in salute, in energia, in amore, in luce”
Questa è l’essenza del libro scritto dal Maestro bulgaro, Omraam Mikhael Aivanhov, che ci introduce allo Hrani yoga, lo yoga della nutrizione (in bulgaro “hrani” significa nutrimento). Si tratta di un atteggiamento nei confronti del cibo che rivela il senso alchemico della nutrizione. I pasti diventano un momento di lavoro spirituale in cui oltre a nutrire il corpo si nutre anche lo spirito. Oggi si tende a mangiare in fretta, in posti affollati, tra il rumore, magari discutendo anche, dissociando il pensiero dalla nostra azione in quel momento.
“Se si mangia in modo meccanico, inconsapevole, facendo gesti rapidi, bruschi, inghiottendo piuttosto che masticando, lasciando che nella mente e nel cuore si agitino pensieri e sentimenti caotici, forse anche litigando con qualcuno, l’organismo è turbato in tutte le sue funzioni: nessun processo si svolge più correttamente, né la respirazione né la circolazione né la digestione né le secrezioni né l’eliminazione delle tossine. Migliaia di persone si ammalano in questo modo, senza sapere che i propri mali provengono dal loro modo di nutrirsi”… 
E allora come bisogna mangiare? Prima di tutto bisogna mettersi nelle migliori delle condizioni prima dell’assunzione del cibo, magari lavarsi le mani prima, e poi, nel silenzio (niente TV!) gustare il cibo, magari offrendo una breve preghiera in segno di gratitudine a ciò che la Natura ci ha donato. Fermare la mente dalle mille preoccupazioni ed ansie e mettersi in uno stato psichico adeguato per favorire una sana assunzione. Il primo boccone si mastica più lungo possibile, con consapevolezza, finchè scompare nella bocca senza nemmeno deglutirlo.
“Lo stato in cui si prende il primo boccone è estremamente importante. Bisogna dunque prepararsi a farlo nelle migliori disposizioni possibili, in quanto è proprio quel primo boccone che mette in moto interiormente tutti gli ingranaggi. Se iniziate in uno stato armonioso, tutto il resto avverrà armoniosamente.
È anche molto importante masticare bene, perché favorisce la digestione, certo, ma anche per un’altra ragione importantissima: la bocca, che è la prima a ricevere il cibo, è il laboratorio essenziale, in quanto è il più spirituale.
La bocca svolge su un altro piano il ruolo di un vero e proprio stomaco; essa assorbe le particelle eteriche del cibo, le energie più fini e più potenti, e sono i materiali grossolani ad essere in seguito inviati nello stomaco. La bocca contiene degli apparecchi estremamente perfezionati, delle ghiandole situate sopra e sotto la lingua, le quali sono incaricate di un lavoro speciale: captare le particelle eteriche del cibo. Quante volte ne avete già fatto l’esperienza! Stavate quasi morendo di fame, eravate quasi esanimi, e avete cominciato a mangiare… Sin dai primi bocconi, ancor prima che il cibo fosse stato digerito, vi siete sentiti ristabiliti, rinvigoriti. Come è potuto avvenire così rapidamente? Grazie alla bocca l’organismo ha subito assorbito delle energie straordinarie. “

Il cibo è impregnato di tutte le energie del cosmo che possono essere captate tramite la nostra attitudine e il nostro pensiero. Col pensiero l’uomo è in grado di estrarre dal cibo particelle sottili, luminose, che l’uomo introietta mangiando. La scienza contemporanea parla della fissione dell’atomo. Mangiare delle energie contenute nel cibo con consapevolezza ci porta alla loro assimilazione, su tutti piani, con una conseguente trasformazione, seppure molto lenta. Si aggiungeranno altri significati, altre conoscenze. Apparentemente mangiate come tutti gli altri ma in realtà ci sarà un’enorme differenza, “ enorme quanto quella esistente fra la terra e il Cielo”.
“L’energia solare è condensata nei frutti e negli ortaggi che ci servono da alimento. Bisogna sapere quindi come estrarre quest’energia, per inviarla a tutti quei centri che si trovano in noi, e che ne cureranno la distribuzione. Ma ciò è possibile solo tramite il pensiero cosciente, concentrato sul cibo, e capace di schiuderlo, per liberarne l’energia imprigionata.”
Aivanhov consiglia di non alzarsi subito da tavola per andare a lavorare o a fare altre attività.
“Appena finito di mangiare, rimanete calmi un momento facendo qualche respirazione profonda che consentirà una migliore distribuzione delle energie nell’organismo; vi sentirete così estremamente disponibili per riprendere ogni tipo di attività.Non è sufficiente iniziare bene il pasto; bisogna anche terminarlo nel miglior modo possibile, per dare un buon avvio ai diversi lavori che vi attendono”
I molto impegni quotidiani non devono essere un pretesto per non dare un minimo carattere di spiritualità alla vostra vita. Il Maestro bulgaro afferma che proprio in quel gesto quotidiano possiamo trovare una via per comunicare con il divino per cui la nutrizione può essere meditazione.
“ Il corpo fisico deve diventare capace di esprimere le qualità dello spirito. Mangiando coscientemente, con amore e riconoscenza, estraiamo dal cibo i migliori elementi per costruire il nostro corpo”
Tutti abbiamo l’occasione di fare un esercizio di armonizzazione di tutte le nostre cellule apportando un stato di salute e  soprattutto di benessere ma come dice O.M. Aivanhov:
“La maggior parte degli uomini non si rende conto che le più piccole attività della vita quotidiana hanno un’enorme importanza. Come far capire che i pasti possono essere l’occasione per sviluppare l’intelligenza, l’amore e la volontà?”

Citazioni : Lo Yoga della Nutrizione di Omraam Mikhael Aivanhov . Edizioni Prosveta

sabato 14 maggio 2011

LEMON CURD TARTS

La splendida giornata di oggi mi ha suggerito le LEMON CURD TARTS.

“Lemon curd” (letteralmente significa “cagliata di limone”) è conosciuta anche come “lemon cheese”. È una tradizionale crema inglese al limone. Alla fine del XIX secolo veniva fatta in casa ed utilizzata su pane e biscotti o per farcire torte in alternativa alla marmellata. Generalmente veniva servita all’ora del thè o a colazione per accompagnare i muffins.

Crema delicata, squisita, dall’intenso profumo di limone per l’alta percentuale di succo di limone. È molto popolare in Canada.
Ovviamente si può fare anche con altri agrumi, come arance e pompelmi.
LEMON CURD TARTS
Tartellette alla crema di limone 

Ingredienti: per 12 tartellette
Pasta briseè:
300 g farina bianca
un pizzico di sale
100 g burro a temperatura ambiente
8-10 cucchiai acqua fredda

Ripieno:
100 g burro
150 g zucchero
120 ml succo di limone
4 cucchiaini scorza di limone grattugiata (4 limoni)
1 bustina vanillina
1 cucchiaino maizena o fecola di patata
3 uova intere + 1 tuorlo


In una terrina mescolate insieme la farina con il sale. Aggiungetevi il burro a pezzetti e lavorate il tutto con la punta delle dita fino ad ottenere un impasto granuloso.

Trasferite l'impasto su una spianatoia e aggiungetevi l’acqua, un cucchiaio alla volta, tanto quanto basta per rendere l'impasto omogeneo. Impastate velocemente. Modellate una palla e fatela riposare a temperatura ambiente per 10 minuti.

Poi stendete la pasta in uno spessore di 4mm e ritagliate dei dischetti dal diametro di 7-8 cm.
Disponeteli nello stampo per tartellette. Bucherellate il fondo di ogni sfoglia con una forchetta per impedire che gonfino. Cuocete a forno pre-riscaldato a 175° per circa 12-15 minuti finchè le tartellette saranno leggermente dorate.

Nel frattempo preparate il ripieno.Lavate e grattugiate la scorza dei limoni e spremetene il succo.
In un pentolino fate sciogliere il burro a bagnomaria e aggiungetevi lo zucchero. Amalgamate  fino a quando il composto sarà omogeneo. Subito dopo aggiungete il succo e la scorza grattugiata di limone, la vanillina e la maizena. Mescolate bene. Consiglio di usare la frusta da cucina perché amalgama bene in poco tempo.

Quando il tutto sarà ben amalgamato togliete dalla fiamma.

In una terrina montate le uova ed incorporatele al composto di limone mescolando velocemente. Continuate la cottura a bagnomaria per 25 minuti sempre mescolando, fino a quando la crema non incominci ad addensarsi. Tenete la fiamma molto bassa. La crema non deve mai bollire.
Quando la cottura sarà terminata fatela raffreddare prima di versarla nelle tartine già cotte.

Questa crema può essere conservata in frigo fino a 10 giorni, ma vi assicuro che sparisce molto prima! Diciamo che è  una crema “voluttuosa” perché crea dipendenza una volta assaggiata.

Servizio fotografico:Stefano Vensi




domenica 8 maggio 2011

ORANGE CAKE


AUGURI a tutte le mamme!

La Festa della mamma è molto sentita in Canada ed anche lì, come in Italia, è festeggiata la seconda domenica di maggio. In questo giorno i figli esprimono la loro gratitudine ed amore alla propria madre. Per questo regalano doni fatti con le proprie mani, buoni-coupon, ed in molte famiglie la mamma, per quel giorno, va in vacanza dai fornelli e i figli cucinano per lei.

Fiore simbolo di questa festività è il garofano bianco, simbolo della dolcezza e purezza dell’amore materno. Tuttavia oggi si usano i garofani rossi per simboleggiare la festa della mamma; i bianchi sono simbolo di una madre che non c’è più.

Per omaggiare tutte le mamme, propongo l’ Orange Cake: una torta molto leggera e morbidissima, dal forte aroma d’arancia. L’ho decorata con una glassa, ma potete semplicemente usare la panna montata.
ORANGE CAKE
torta all'arancia

Ingredienti:
350 g farina
325 g zucchero
1 bustina lievito per dolci
110 ml olio di girasole
200 ml succo d’arancia (8 arance)
1 cucchiaio mandarinetto (optional)
5 tuorli
2 cucchiai scorza di arancia grattugiata
1 bustina vanillina
245 g albumi (7-8 uova)

Per la glassa:
125 g formaggio tipo Philadephia
80 g burro
1 bustina vanillina
340 g zucchero a velo
1 cucchiaino scorza grattugiata di arancia
8 gocce aroma d’arancia

In una grande terrina, setacciate la farina, lo zucchero, il lievito in polvere e mescolate.  Sempre mescolando unitevi l’olio (utilizzare l’olio, invece del burro, rende la torta morbida per diversi giorni) ed il succo d’arancia. Se volete un sapore e colore ancora più forte aggiungete anche il mandarinetto, ma la torta è buonissima anche senza.

Sbattete molto bene i tuorli affinché saranno chiari e spumosi ed uniteli all’impasto. Aggiungete la scorza d’arancia grattugiata.

Montate gli albumi a neve molto ferma ed incorporateli delicatamente.

Versate il composto in uno stampo dal diametro di 24 cm ed infornate a 180°. Dopo mezz’ora abbassate la temperatura a 150° e continuate la cottura per un'altra mezz’oretta o finché, inserito uno stuzzicadenti, ne uscirà pulito.

E’ importantissimo che, appena sfornata la torta, la facciate raffreddare capovolta.  

Preparate la glassa. Con uno sbattitore elettrico sbattete il formaggio ed il burro per 4 minuti. Aggiungete gradualmente, un cucchiaio per volta, lo zucchero a velo precedentemente setacciato e la vanillina. 

Continuate a sbattere per altri 2 minuti. Infine aggiungete l’aroma e la scorza grattugiata  d’arancia. Mescolate bene ed adoperando una sac à poche decorate a piacere la torta.


Servizio fotografico: Stefano Vensi