lunedì 16 aprile 2012

L'ALLERGIA ENERGETICAMENTE

Photo courtesy: Guillaume http://www.flickr.com/photos/gyohm

In questo periodo dell'anno molti esseri umani soffrono di disturbi primaverili. Nel periodo dell’anno più importante per tutto ciò che concerne il RISVEGLIO della natura molti lo vivono terrorizzati. Perché?
La natura, nel suo espandersi, travolge tutti gli esseri in un cambiamento repentino, e chi è più restio al cambiamento si allergizza e risponde al cambiamento con un'infiammazione o un sintomo specifico. Spesso nella nostra vita ci sono cose che non accettiamo, che facciamo finta che ci piacciano tanto… Poi all'improvviso qualcosa ci toglie il respiro o ci fa gocciolare il naso e malediciamo la primavera.  Passiamo la vita a giustificare a noi stessi delle situazioni in via di decomposizione, a cercare di fermare e controllare il tempo, questo demone senza pietà, che inesorabile fa tornare la primavera e la necessità del cambiamento.

Photo coutesy:      Informmedia      www.flickr.com/photos/14694871,òNO5

L'impollinazione è, per la pianta, un distacco da sé, un donare qualcosa di sé ad un altro essere, una sorta di abbandono a fondersi con l'altro. Esprime la consapevolezza di una responsabilità nel piano.
Mentre noi in primavera ci ammaliamo: chi si deprime, chi è metereopatico, chi ha le allergie; qualche sintomo di ribellione da qualche parte deve uscire, anche attraverso problemi di pelle. Basta continuare a starsene lontani... Il senso profondo è un po' questo: non sto bene, non posso uscire, svestirmi, incontrare e fondermi in una sorta di impollinazione umana. Ma anche noi rientriamo inevitabilmente nei ritmi della natura.
Perché non usare delle piante invece di chi prende l'antidepressivo o l'ansiolitico? Esistono estratti che ci danno tono, togliendo quella stanchezza profonda che il cambiamento produce:  
l'Angelica cinese (Angelica sinensis): tonificante, immunomodulante e depurativa allo stesso tempo (da usare, però, con attenzione in soggetti che usano anticoagulanti);
Eleuterococco o ginseng siberiano (Eleutherococcus senticosus): immunostimolante ed è in grado di agire sui meccanismi fisiologici che determinano un innalzamento della resistenza fisica allo stress;
Schisandra (Schisandra chinensis), pianta dalle origini cinesi: tonificante, ma con proprietà antinfiammatoria a livello bronchiale. Alcuni studi la reputano un ottimo antidepressivo e depurativo epatico;
Elicriso (Helicrisum italicum), pianta dall'origine mediterranea che è funzionale in caso di allergie di varia natura e problematiche della pelle (psoriasi, dermatiti, etc.) contiene dei flavonoidi, nello specifico la quercitina, che inibisce sia la liberazione sia la produzione di istamina, molecola che provoca bronco costrizione;
Ribes nigrum, da prendere anche insieme alle piante sopracitate, stimolando, in maniera naturale, la corteccia surrenalica.
Photo courtsey:  www.flickr.com/photos/37025171@NO4
Ma se l'istamina o una simil-istamina si generasse anche all'interno della cellula vegetale? Se in un momento di stress, di paura, di necessità di fuga la pianta avesse davvero un rimedio chimico al suo allarme? Se si autoguarisse dalla paura di incontrarsi e fondersi? Se anche per la pianta l'altro può essere un potenziale pericolo proprio come per noi? Se alcune piante si adattassero alla situazione nuova con la produzione di determinati principi attivi?
E noi? Quale molecola possiamo tirare fuori? Credo che il miglior antidoto ai disagi che la primavera ci mette davanti sia il sentire cosa ci muove veramente verso l'altro e sentire se la sua paura è anche la mia; nell'infiammazione io rifiuto ciò che ho davanti, così come nella depressione.
Se la primavera è la stagione della depurazione in senso lato, cominciamo dall'alleggerire il nostro fegato, accettando, attraverso l'introspezione, quanto siamo arrabbiati con noi stessi per non essere perfetti. In questo modo le paure si dissolvono, non ci si deprime, perché non abbiamo più bisogno di nutrirci di solitudine, e ci si muove nella propria imperfezione proprio come l'altro nel quale alla fine ci si riconosce.
Tutto, sempre, ci rimanda ad uno sguardo centripeto.
Photo courtesy:  http://www.flickr.com/photos/ondablv

 Fonte: www.ildiscepolo.com, Donatella Donati 10/03/2008